Due anni belli intensi.
Nella partecipazione, nell’energia, nella dedizione da metterci.
La fatica del viaggio (casa, bici, stazione, treno, doppia metro) – e dei venerdí¬ e dei sabati di nuovo sui banchi, come tanti anni fa – è stata alleviata dalla sensazione forte di stare imparando qualcosa. E non solo una lezione ordinaria, da applicare didascalicamente alla coppia di malcapitati che mi troverò innanzi nella mia prima (terrorizzante!) seduta da mediatrice (…!!!), ma un nuovo modo di approcciarmi alle persone, alle cose… alla vita. Alla mia ed a quella degli altri.
Quel “separare nel mezzo” della mediazione, quel legittimare tutte le posizioni, anche quelle apparentemente più seccanti o più scomode, mi ha insegnato la terzietà, l’ascolto attivo – ma imparziale, addirittura l’opportunità del conflitto – se gestito con misura e buon senso.
Oggi sono a tutti gli effetti una mediatrice familiare: più bella, più forte, più “piena di me”. E di tutto quello che vorrò e potrò dare al mio prossimo!